Ma quanto è difficile capirsi!

  1. Accertarsi di avere l’attenzione dell’interlocutore prima di iniziare a parlare
  2. Essere sintetici, andare dritti al punto, usare memo scritti
  3. Risolvere eventuali conflitti con il vostro interlocutore: se il rapporto non è sereno, il fraintendimento è dietro l’angolo.
  1. Pensare che quando è il momento giusto per voi, lo sia anche per il vostro interlocutore.
  2. Prenderla troppo alla larga (l’attenzione si consuma molto facilmente, visto che siamo tutti molto impegnati).
  3. Ignorare che ognuno di noi ha momenti no e momenti sì, momenti più o meno adatti all’ascolto.

“Gliel’ho già detto decine di volte!”, “Ma quante volte glielo devo dire”, “A volte mi sembra di parlare arabo!”.

Se ci insegnassero fin da bambini quanto è difficile comunicare (che non è parlarsi) e quanto impegno e attenzione ci dovremmo mettere, forse perderemmo meno tempo a risolvere problemi di incomprensioni e mal di pancia annessi e connessi.

Se ci dicessero quanti ostacoli esistono fra il Dire e il Recepire, saremmo un po’ più cauti e un po’ più comprensivi con chi ci ascolta (… e magari non ci capisce o, peggio, crede di aver capito).

Senza alcuna pretesa di completezza, ne elenco alcuni:

  • Ciò che pensiamo non corrisponde a ciò che diciamo, ma non sempre ce ne rendiamo conto.
  • Ciò che diciamo deve superare vere e proprie barriere: rumori, distrazioni, filtri mentali e culturali (arrabbiature, pregiudizi, esperienze differenti, padronanza della lingua, ecc).
  • Quel che rimane, deve essere ricordato: bingo!

Tutto questo in numeri (spannometricamente):

  • parte 100
  • arriva 40
  • rimane 10

Un bel campo minato, non c’è che dire, e non tenerne conto è come montare un mobiletto Ikea senza leggere le istruzioni: o ti manca una vite o ti rimane una vite. Comunque devi rimetterci le mani.

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