Come evitare una crisi aziendale: analizzare per prevenire

  1. Fermarsi e verificare quali strumenti di analisi si possiedono.
  2. Fermarsi e verificare se in azienda sono presenti le competenze necessarie per capire il significato dei numeri aziendali.
  3. Investire su un supporto esterno che possa fotografare la situazione con distacco.
  1. Imputare sempre e comunque le criticità aziendali a fattori esterni.
  2. Lamentarsi di non avere al proprio fianco le “persone giuste”: le avete scelte voi e le avete gestite voi fino ad oggi!
  3. Trattare allo stesso modo le criticità impossibili da risolvere (esistono?!?) da quelle difficili da risolvere: spesso, solo perché una soluzione richiede una gran mole di lavoro la si definisce “impossibile” e ci si tiene il problema, con tutte le conseguenze del caso.

La prendo larga e recupero un frammento dell’intervento del Presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Perugia, Umberto Rana, al Convegno organizzato dall’Osservatorio sulle crisi di impresa (Oci) a Maggio scorso, durante il quale si è discusso della riforma della disciplina della crisi d’impresa e dell’insolvenza.

“Il complesso della nuova normativa impone a tutti i soggetti interessati, e in primis all’imprenditore, grandi responsabilità. L’impresa, d’altronde, non è un fatto esclusivamente privato, ma ha una funzione sociale così come previsto dall’articolo 41 della Costituzione. L’imprenditore deve, perciò, essere consapevole di svolgere un’attività che ha risvolti per la collettività che possono essere positivi ma anche negativi, nel momento in cui l’impresa va in crisi, vuoi per errori gestionali o per malafede …Perciò non ci si può più improvvisare imprenditore e aspettare la crisi con un senso di ineluttabilità. Bisogna, invece, sapere cosa fare e organizzare piani strutturali e organizzativi che consentano di monitorare costantemente l’andamento dell’azienda e che, quindi, siano in grado di prevenire la crisi dell’impresa.”

In queste affermazioni c’è il senso di un enorme lavoro che deve essere fatto a tutti i livelli istituzionali, un lavoro che abbia come focus principale il recupero di competenze da parte degli Imprenditori.

“Non ci si può più improvvisare imprenditore”. Parole sante!

Come è possibile, mi chiedo, che ai professionisti si richiedano anni di studio e, a volte, esami da superare per le iscrizioni agli albi, mentre chiunque può decidere una mattina di alzare una saracinesca, prendendo impegni con fornitori e lavoratori solo perché “bravi a fare qualcosa”?

Essere Imprenditore, non vuol dire solo “fare” vuol dire soprattutto “gestire”, ma chi ha insegnato agli Imprenditori a gestire? E soprattutto chi dice agli Imprenditori che gestire un’impresa oggi come la si gestiva 20 anni fa, può non garantire gli stessi risultati? Anzi!

Chi lo dice agli Imprenditori che, in gran percentuale, le chiusure (c.d. Crisi Aziendale) imputate alla crisi del 2008 potevano essere evitate, mettendo in campo capacità e competenze manageriali adeguate?

Chi lo dice agli Imprenditori che Formazione e Consulenza non sono parole sconce?

La crisi aziendale non è mai un terremoto improvviso. La crisi aziendale si fa annunciare.

E’per questo che la crisi aziendale si può prevenire: ed è questo che l’Imprenditore deve imparare a leggere i segnali.

Non si può sperare che vada sempre tutto liscio. L’impresa è una barca in un mare in tempesta, oggi più che mai. Il capitano coraggioso non è quello che evita i marosi, ma è colui che sa governare la barca, perché la meta si può raggiungere solo attraversando mari ostili.

Per prevenire la crisi è necessario che gli imprenditori si dotino di strumenti in grado di leggere correttamente i numeri aziendali, per poter anticipare l’evolversi della situazione patrimoniale e finanziaria aziendale.

L’Imprenditore deve convincersi che impostare un sistema di raccolta dei dati, non solo quelli contabili, ma anche quelli inerenti la valutazione dell’efficienza dei processi, non è tempo perso.

E non è tempo perso dedicare tempo all’analisi del contesto in cui ci si muove e degli scenari sempre più in movimento, definendo strategie di azione a medio termine, uscendo dal tunnel del quotidiano.

Spesso per iniziare a fare tutto questo serve un supporto esterno, perché vedere le cose con distacco è parte della soluzione.

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